Connettere Prospettive

Connettere Prospettive

Ascoltare per aprirsi a nuove idee, generare confronto su identità e prospettive, connettere la propria visione a quella delle imprese, della finanza e del terzo settore. Questi gli ingredienti che, alla Fabbrica delle “e” di Torino, hanno condito il think tank “Connettere prospettive”, la due giorni di Legacoopsociali per interpretare la realtà ed immaginare il cambiamento della cooperazione sociale.

Due sessioni plenarie con esponenti di alto profilo in grado di vivacizzare il dibattito; nel mezzo tre tavoli di lavoro su economia, cultura e società. Obiettivo finale, la creazione di un position paper che proietti il mondo cooperativo nel futuro, da presentare nel 40° congresso di Legacoop previsto nella primavera del 2019. Gli onori di casa sono spettati ad Eleonora Vanni, presidente di Legacoopsociali, che ha voluto sottolineare come l’obiettivo sia quello di “co-costruire percorsi di evoluzione che garantiscano un percorso uno sviluppo sostenibili”.

La prima parte era rivolta all’ascoltare, al lasciarsi ispirare da nuove e diverse idee. Partendo sempre, come ha sottolineato Angelo Gasparre, dalla connessione con la società che oggi “sta vivendo una quarta rivoluzione industriale con l’avvento dell’intelligenza artificiale”. Un qualcosa che sembrerebbe mettere a repentaglio la centralità delle persone, ed effettivamente “la tecnologia può disintermediare, ma ibridando mondi diversi si può creare vero valore”. Proprio per raggiungere questo scopo il cambiamento non deve essere subito ma orientato, per fare questo, continua Gasparre, “la cooperazione deve creare una sua idea di mondo altrimenti non sarà in grado di innescare il cambiamento”.

L’ibridazione con le tecnologie è anche il concetto ripreso da Barbara Henry (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) che ha voluto evidenziare la bontà dell’approccio E.L.S.A. in grado di rispondere anche alle esigenze del singolo caso. Motivo di riflessione è  stata l’esperienza di Diversity presentata da Francesca Vecchioni, presidente e fondatrice, che ha posto l’accento su come “la diversità parla di noi, ci rende tutti più colorati”. Ma la diversità porta anche vantaggi economici se, come ha sottolineato Vecchioni, “circa il 70% delle persone consiglierebbe un brand inclusivo”. Ha concluso il primo tavolo di dibattito Romano Benini, giornalista economico e docente all’Università La Sapienza, facendo risaltare come “non sia scontato che ci sia un modello che riconnette società ed economia”, infatti – continua il Benini – “esiste un contrasto tra economia della quantità ed economia della qualità. L’economia della quantità crea disuguaglianza e genera uniformità. L’economia della qualità, di contro, si misura in valori e non in volumi, ponendo come valore principale quello della differenza”. Per rendere vincente il modello dell’economia della qualità “non è più possibile un sistema dove la sostenibilità economica sia sganciata dalla sostenibilità sociale, non è  più possibile che la spesa economica non venga considerata un investimento e non è possibile che l’Unione Europea non permetta di togliere questa spesa dal debito”.

Spazio poi al generare, un momento di confronto sull’identità e le prospettive del mondo della cooperazione sociale. Coordinato dal team di SocialFare e introdotto da esperti come Annalisa Magone (presidente e CEO di Torino Nord Ovest), Filippo Barbera (sociologo dell’Università di Torino e del Collegio Carlo Alberto) e Gabriella Piccolo (UX Researcher per Experentia) ha preso vita il workshop suddiviso in tre macroaree  (economia, società e finanza).

Con la restituzione dei lavori dei tre tavoli del workshop è iniziato il connettere, il momento dell’esplorazione delle possibilità di ibridazione tra il mondo della cooperazione ed il mondo profit. Il dibattito è stato aperto da Cristiana Poggio, membro della giunta della camera di commercio di Torino, che ha messo in risalto come “le cooperative sociali sono vere e proprie imprese”. Mario Calderini, invece, ha  ricordato come “sono tre gli elementi esterni di spinta al cambiamento sociale: tecnologia, finanza e senso di comunità”, l’obiettivo impellente, conclude il presidente del Torino Social Impact, è quello di “capire come distribuire questi prodotti di crescita in maniera più equa”. Un obiettivo condiviso anche da Francesco Profumo, Vicepresidente dell’Associazione ACRI, che ha aggiunto come “per combattere la povertà non sia più sufficiente attuare solo interventi di assistenza”. Stefano Tassinari, Coordinamento Nazionale Forum del Terzo Settore, ha voluto mettere in risalto come la cooperazione “con l’aiuto della pubblica amministrazione può sperimentare una logica di pubblico sociale, grazie al quale si possano così  realizzare anche obbiettivi ambiziosi”; sulla stessa lunghezza di pensiero Mauro Lusetti che tuttavia ha voluto denunciare come “sia necessario trovare un modo sostenibile di fare economia, bisogna portare avanti questa battaglia dalla quale dipendono i diritti delle persone”. Il presidente di Legacoop ha concluso spiegando come sia il concetto di massimo ribasso il vero nemico che deve assolutamente essere combattuto su tavoli politici.

L’appuntamento, fissato da Maria Felicia Gemelli (coordinatrice del progetto Sent), è per il 6 febbraio con l’assemblea dei delegati alla quale prenderanno anche parte tutti gli attori di questo primo appuntamento.