In crescita il welfare alternativo

4 Dicembre 2019
in Terzo Settore
Ci sono due tipi di welfare: quello statale, che eroga buona parte delle pensioni, che offre delle prestazioni sanitarie sia pure non sempre all’altezza, che garantisce a tutti l’ accesso agli studi, e il cosiddetto secondo welfare, ovvero quello costituito dai soggetti profit e non profit che animano in molti modi diversi le politiche sociali. Il 5 novembre è stato presentato a Milano “Il quarto rapporto sul secondo welfare”, curato da Franca Maino e Maurizio Ferrera di “Percorsi di secondo welfare”, un laboratorio che afferisce al Centro di Ricerca e Documentazione Einaudi di Torino. Esso contiene delle analisi appunto sulle realtà che forniscono ai cittadini, in particolare alle fasce più povere, un sostegno alternativo a quello statale.
Prima di tutto emerge la consistenza delle organizzazioni che si occupano dei fondi sanitari e previdenziali, che si basano in totale su 14 milioni di iscritti. I fondi sanitari integrativi sono 322 e coprono prestazioni per circa 2,3 miliardi di Euro; i fondi previdenziali sono 33 per un patrimonio di 52 miliardi.
Ci sono poi le associazioni del Terzo Settore e le cooperative, che hanno la funzione di favorire la coesione sociale muovendo risorse presenti sui territori. Il terzo settore annovera ben 350000 istituzioni e 850000 addetti. Da sottolineare il contributo all’occupazione che danno le cooperative: esse rappresentano soltanto l’ 1,3% delle imprese italiane, ma raccolgono il 7,1% degli occupati, e produce il 4% del valore aggiunto prodotto nel paese. Da segnalare infine il Welfare Aziendale, con il 30% dei Contratti Collettivi Nazionali che garantisce forme di protezione sociale a favore dei lavoratori, e con più della metà dei Contratti che prevedono premi di risultato che permette la conversione in Welfare Aziendale.
Giulio Simeone
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