Sarà realmente uno Smart working?

3 Settembre 2020
in Innovazione Sociale
Il concetto
Il concetto di Smart working (o lavoro agile) esiste già da molti anni, per lo più negli Stati Uniti, in Francia e qualche Paese del Nord Europa. In Italia era applicato da poche realtà innovative, tra queste molte cooperative sociali, ma non è mai stato troppo diffuso. Ovviamente la chiusura dello scorso marzo a causa dell’emergenza Covid-19 ha costretto le aziende ad adeguarsi, con forme di lavoro a distanza, più o meno evolute, a seconda della capacità di sostegno e formazione aziendale.
In realtà
in molti casi si è trattato di un macchinoso telelavoro, spesso poco efficace, a causa dei limiti operativi e culturali diffusi nelle organizzazioni. Il vero smart working è cominciato solo con la riapertura e con l’estate, con una maggiore libertà organizzativa per i dirigenti e per i dipendenti, che possono scegliere dove e quanto lavorare. E sembra che tra la paura e l’indecisione, così andrà avanti fino a Natale. Un’ipotesi che piace ai lavoratori.
Un sondaggio
Ma va bene a tutti? Un sondaggio condotto da EasyHunters fra 13mila lavoratori di aziende di diversi settori, ha evidenziato una divisione sulle intenzioni: era favorevole al rientro solo il 44% del totale, mentre il restante 56% preferiva rimanere a casa per timori sui colleghi e sui mezzi pubblici. Inoltre l’83% dei rispondenti vorrebbe avere, anche in futuro, la possibilità di continuare a operare da casa per qualche giorno alla settimana, convinti che questa modalità di lavoro non abbia alcun impatto sulle performance professionali.
L’organizzazione aziendale
E il 90% dei dipendenti interpellati chiede alle aziende di ripensare l’organizzazione aziendale, le modalità di interazione con colleghi e persone esterne, nonché di prevedere l’uso di dispositivi digitali per poter lavorare meglio da casa o da altre postazioni. Certo che non mancano i problemi: il lavoratore, che comunque deve rendere conto dei risultati, può essere distratto dalla famiglia o condizionato dalla mancanza di informazioni o controlli diretti.
Normativa
E poi c’è una normativa poco definita su temi importanti, come la tutela della salute, l’assicurazione sugli infortuni o l’addebito dei costi di gestione o di elettricità. Dunque le aziende, finita la fase di emergenza, devono incominciare ad elaborare soluzioni finalizzate al superamento delle varie criticità, per un nuovo equilibrio tra le nuove esigenze dei lavoratori e il funzionamento del sistema produttivo.
Anche la Cooperativa aCapo continuerà ed approfondirà questo processo, peraltro già cominciato molto tempo prima per favorire i propri soci ed attuato pienamente durante i mesi di quarantena e delle vacanze estive.Grazie allo smart working aCapo ha potuto infatti mantenere attivi i servizi, attivandone addirittura di nuovi, mantenendo inalterata la capacità di risposta dell’impresa alle esigenze dei clienti.
A settembre ripartono le attività previste nell’ambito del progetto Smart Coop, realizzato con la Regione Lazio a partire dal marzo scorso per sviluppare e consolidare le modalità di lavoro agile nella cooperativa.Sarà monitorata la corretta applicazione del piano aziendale di smart working attraverso specifici incontri on line tra i responsabili e attraverso la verifica dei risultati e del grado di soddisfazione dei lavoratori coinvolti nel processo.
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